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Da un lato ci sono i robot tagliaerba classici, che riconoscono il prato grazie al cavo perimetrale interrato o graffettato a filo del suolo. Dall’altro, i modelli di ultima generazione che lavorano “a filo invisibile”, guidati da RTK-GPS, antenne di correzione o visione artificiale. La scelta non è più soltanto questione di budget: entrano in gioco morfologia del giardino, qualità del segnale satellitare, tolleranza ai lavori di posa e disponibilità a fare manutenzione elettronica. Capire come ciascuna tecnologia interagisce con il terreno – anziché confrontare solo i listini – è il modo più sicuro per non pentirsi dopo l’acquisto.
Installazione: lavoro manuale contro mappatura digitale
Il filo perimetrale richiede qualche ora di posa ma offre un confine meccanico inalterabile; una volta interrato di pochi centimetri resiste a pioggia, neve e radici. Il mappaggio dei robot wire-free, invece, si risolve spesso in trenta minuti con l’app: basta camminare lungo il bordo o lasciar correre il tagliaerba in “explore mode” perché registri il prato via camera o RTK-GPS. L’assenza di opera manuale sembra un vantaggio netto, ma c’è un rovescio: se il segnale satellitare cala – per alberi fogliosi, mura alte o tettoie – il confine virtuale può “sfumare”, e occorre ripetere la calibrazione, come lamentano diversi tester indipendenti.
Precisione di taglio e gestione degli ostacoli
Il filo fisico non mente: il robot arretra esattamente dove il rame corre sotto l’erba. I modelli vision-based compensano con reti neurali che distinguono prato da ghiaia o aiuola; nelle prove della BBC Gardeners’ World il Worx Landroid Vision ha convinto proprio per questa accuratezza, benché la camera soffra in controluce al tramonto. I modelli RTK, come EcoFlow Blade o Luba 2, mantengono uno scarto di 2-3 cm finché l’antenna di correzione “vede” il cielo: in cortili cintati da alti arbusti il margine d’errore può salire a 10 cm, e questo rende necessari “passaggi di finitura” con un decespugliatore.
Interferenze, manutenzione e continuità di servizio
Il filo non teme interferenze radio, ma può rompersi se un’asta per l’amaca o una vanga incidono la traccia: riparare significa individuare il punto con un cercacavi e giuntarlo. Chi preferisce evitare scavi di riparazione trova attraente il sistema a filo invisibile, che però aggiunge manutenzione software: firmware da aggiornare e mappe da rifare dopo grandi potature che alterano la vista del cielo o la conformazione del prato.
Pendenze, complessità del giardino e zone multiple
Su prati semplici (un rettangolo, poche aiuole) il filo resta imbattibile per robustezza. Nei giardini articolati con isole, vialetti e rampe fino al 45 %, i wire-free di classe alta integrano IMU, lidar o telecamere 3D e muovono le lame in percorsi più intelligenti, come dimostra l’Ecovacs Goat A2500 RTK provato quest’estate. Se però il vostro giardino comprende più aree separate da ghiaia o da un cancello, il filo richiede passaggi sotterranei e switch manuali, mentre l’RTK memorizza “zone” e raggiunge ciascuna di esse su comando dell’app.
Costo di ingresso e spese “nascoste”
● Robot con filo: il prezzo di listino parte da 700 € per 600 m². Ai 100–200 € di filo, picchetti e connettori si sommano 250–500 € se l’installazione è affidata a un tecnico.
● Robot wire-free: RTK + Vision parte da 1 700 € (Anthbot, RoboUP T1200 Pro) fino a oltre 3 000 €. Meno accessori fisici, ma si deve talvolta installare una stazione RTK su tetto o palo, con alimentazione esterna, e una SIM 4G per l’aggiornamento mappe (15 € /anno in media).
Se il giardino registra modifiche frequenti – nuova serra, spostamento aiuole – ogni variazione sfuma il vantaggio della posa unica del filo, perché il tracciato andrebbe comunque rilavorato.
Rumorosità, sicurezza e sostenibilità
Su questi fronti non vi sono grandi differenze: i motori brushless e le lame mulching girano sotto i 65 dB in entrambe le categorie, i sensori di sollevamento arrestano l’apparato in <1 s. I wire-free aggiungono spesso riconoscimento visivo di bambini e animali, frenando prima del contatto, ma è un livello extra, non una sostituzione delle barriere meccaniche. Dal punto di vista energetico, i due sistemi condividono batterie agli ioni di litio similari; l’unica “voce nascosta” è il consumo dell’antenna RTK (≈ 3 W) che incide meno di 5 kWh/anno, cioè pochi euro.