Questa micosi può essere indicata con diversi nomi (impallinatura, vaiolatura, gommosi parassitaria) a seconda delle alterazioni che si manifestano sulla pianta; può colpire diverse piante fruttifere quali il pesco, l’albicocco, il mandorlo, il ciliegio, il susino e rappresenta senz’altro la più grave malattia che avversa i fruttiferi.
Il Corineo colpisce foglie, rami e frutti; sulle foglie si notano, nella fase iniziale della sintomatologia, delle piccole macchie circolari rosso-scuro contornate da un alone clorotico; queste macchie pian piano tendono ad allargarsi sino a raggiungere un diametro di 4-5 mm.
Trascorso un certo periodo di tempo, i tessuti ormai devitalizzati si staccano ed il lembo fogliare rimane bucherellato.
Nei rami le lesioni sono di vario tipo, da piccole tacche necrotiche a veri e propri cancri da cui fuoriesce un materiale gommoso.
Sui frutti già cresciuti si notano delle macchie rotondeggianti ricoperte da incrostazioni gommose. La malattia si sviluppa con temperature comprese tra i 5° e 26°C ed a condizione che sulle foglie sia presente un velo d’acqua.
La lotta si basa su due trattamenti anticrittogamici eseguiti il primo in autunno, alla caduta delle foglie, il secondo, in febbraio appena la temperatura tende ad innalzarsi (si possono fare contemporaneamente ai trattamenti contro la bolla).
Si userà per il primo trattamento Poltiglia bordolese al 2% oppure con preparati a base di Ziram o Thiram allo 0,6%.
Per il secondo trattamento Ziram o Thiram al 0,5%. Se la malattia non si dovesse contenere con i suddetti trattamenti, si useranno alla ripresa vegetativa Ditiocarbammati o Ftalimmidici allo 0,2%.